PRIMA PAGINA 1ª PAGINA BISCRONACACULTURASPORTLETTEREARRETRATISONDAGGI |
Ogni tanto riesce di realizzare un piccolo capolavoro come la piazzetta davanti al Cittanova. Ma prontamente si rimedia all'...errore: ecco come la nuova illuminazione altera la prospettiva da Corso Garibaldi della magnifica facciata di palazzo Cittanova. I pali sono decisamente troppo alti, le braccia dei lampadari interferiscono con la visione delle trifore, un vero disastro in termini di colore, collocazione, dimensioni e design. Proprio Cremona non ci piglia con la illuminazione cittadina. Fu bocciato per inadeguatezza persino dei riferimenti storici il piano illuminotecnico di David Palterer. Ma il nuovo progetto del Comune non migliora di certo la situazione se i risultati sono questi. L' AEM non ne imbrocca una. Ben noti i guai della illiminazione di piazza del Duomo, poi quello che in un grande servizio (qui sotto) Il Vascello definisce "el rebelòt". Il tutto avviene, si deve dirlo con grande rincrescimento, nella sostanziale indifferenza della Sovrintendenza bresciana, come dimostrano anche le vicende di palazzo dell'Arte, il capolavoro di Carlo Cocchia alterato soprattuto negli interni in modo irrimediabile. (foto Antonio Leoni ©)
Parte il progetto di illuminazione di corso Garibaldi: le realtà esistenti sono desolanti.
In premessa va sostenuto, che il decoro di una città, il suo arredo non sono una accozzaglia di trovate più o meno gradevoli, ma al contrario debbono esprime uno stile compatibile e possibilmente adeguato alla immagine maturata e rinnovata nei secoli. Invece è stato ammesso un disordine pauroso, ciascuno, compresi gli enti pubblici (e non solo il Comune) ha fatto quello che ha voluto, in una totale mancanza di rigore e di rispetto per l'assieme, spesso consentendo un dilettantismo indegno.
É regola ormai la soluzione estemporanea, buona o brutta che sia, senza tenere conto del contesto, nella gran parte dei casi inseguendo mode del momento.
Purtroppo non è un andazzo soltanto della illuminazione cittadina. Uguale coerenza dovrebbe esprimersi nella pavimentazione delle strade, dove le soluzioni, quasi tutte, sono giunte in ordine sparso dettate dalla urgenza , senza alcun rigore culturale , tenendo conto soltanto di criteri di spesa e di comode, immediate priorità tecnico funzionali.
Il pauroso disordine si è manifestato soprattutto negli ultimi 50 anni, svilendo lo scrupolo dei nostri avi manifestato anche nei colori della città (come il nostro giornale con inchieste proprie e interventi dei lettori ha ricordato in più occasioni, lamentando che in nome di una presunta modernità si siano dipinte le facciate secondo estro personale - l'albergo di via Bonomelli, la facciata ad acquarelli di via Manzoni, la casa "Lego" di viale Trento Trieste che introduce nel viale un gusto funereo e contradditorio con le altre presenze architettoniche. E così via.).
E' stata concessa, dando persino l'esempio, la facoltà di abbandonarsi a qualsiasi bizzaria giustificata dal "diverso" e dalla rivendicazione di un estro che non trova alcune giustificazione nelle realizzazioni ma che viene ammesso acriticamente dalla sub cultura dominante in città, tale da consentire e persino di approvare in consiglio comunale, lo sfascio di palazzo dell'Arte. In questo clima di dissolutezza, agevolato dalle posizioni del quotidiano obituario (o necrologico), chi reclama la coerenza, la precisione, la ponderazione, il rispetto della storia urbanistica della città, viene subito preso a calci, emerginato dalla sub cultura indifferente allo studio, è addrittura bollato come tiràa indrée.
Così Cremona, tornando alla illuminazione pubblica, fornisce al fotografo gli esempi, una minima parte dei molti visibili, che mostriamo qui sopra.
Andiamo nell'ordine, da sinistra a destra partendo dall'alto.
1 - Corso Vittorio Emanuele, l'esempio della lampionatura stradale più diffusa in città, un riferimento se non altro, anche se i lampioni più vecchi sono decisamente più belli di quelli attuali.
2- Lo scandalo di Piazza della Pace. Nella prima immagine il lampione tradizionale, il più diffuso nella vie del centro storico, dove peraltro non mancano le eccezioni, nella più totale incoerenza. Le eccezioni si trovano anche in via Beltrami, sia pure per illuminare un ingresso della casa del sen. Bodini (corpo illuminante centrale sotto il balcone) e soprattutto in piazza della Pace dove sono state montate le orrende lampionature con lampade alogene che diffondono una luce a cono tale da togliere ogni atmosfera alla piazza. ( Il problema della illuminazione, andrebbe esteso anche a Piazza del Duomo, ce ne siamo già occupati ampiamente e qui non ci ripeteremo).
3- Passiamo , nella quinta e sesta immagine, alla illuminazione del Palazzo Comunale che celebra i suoi otto secoli di storia. Ebbene, se il rispetto si nota nei lampadari sotto i portici, ecco in totale contraddizione nella foto accanto, la illuminazione del cortile Federico II. Che senso ha? Per illuminare il cortile, destinato ad eventi, si poteva avere coerenza di forme con un'uguale finalità. Si è ricorsi invece a faretti da discount 3x2.
4 - Passiamo a Piazza Stradivari, tanto per restare in centro storico. A destra il lampione sotto i portici... bancari, uguale se non altro al tipo di lampione che è stato introdotto sotto i portici di piazza Marconi e via Monteverdi (palazzo ex Regime Fascista). Ma la Camera di Commercio si contraddice e introduce, sotto i suoi portici, un oggetto geometrico che ha qualche pretesa di design, ma che è assolutamente incoerente con il resto delle illuminazioni della piazza. Lasciamo perdere la pensilina, che fa la sua parte, ma è una bruttura e non ha nessun senso la illuminazione a parete di via Capitano del Popolo, accanto. E sono difformi anche i fari a riflessione, sotto i portici dell'ex Casa di Bianco, uno posto addirittura sopra un capitello a margine della torre del capitano, in sfregio alla bellezza del marmo scolpito sottostante.
5- Non possiamo evidentemente fare un catalogo di tutte le sconcezze in materia nella città. Un lettore ci suggerisce di osservare anche l'anarchia, il guazzabuglio più totale da viale Trento Trieste al parco del vecchio ospedale, guardando alle vie intorno a Piazza Castello, ai lati di via Milano (dove c'è il mulino ristrutturato con contorno di nuove costruzioni), alla via che costeggia l'ex municipio di Duemiglia verso il cimitero... Per dare un ultimo riscontro,i bastano le ultime due immagini scattate sotto i portici di via Platina: il corpo illuminante stile '800 sotto il soffitto a travi è subito contraddetto, all'estremità dei portici verso via XX settembre, dalla plafoniera bianca che non è neppure capace di dialogare con l'illuminatore nero e di foggia del tutto diversa,posto a poco più di un metro sulla destra.
Quando in questa città si parlerà sul serio di arredo urbano senza vergognarsi di queste ed altre malfatte?